Articolo da System i News - 19/02/2008
Molti siti o
applicazioni web oggigiorno dichiarano di essere conformi con le specifiche del
Web 2.0. Questa affermazione è fonte di parecchie incomprensioni e di molta
confusione in quanto, in effetti, il Web 2.0 non è un protocollo rigidamente
definito.
Il concetto di applicazione Web 2.0 compliant ha, infatti, dei
confini piuttosto dinamici. Non esiste cioè un livello funzionale o di
interazione rigido che, se non raggiunto, possa determinare la non appartenenza
di un sito al mondo Web 2.0.
Piuttosto vi è un'insieme di definizioni e di regole pratiche che, in base a
come sono integrate, determinano in modo più o meno marcato l'appartenenza di
un'applicazione alla sfera Web 2.0. Non è necessario che tutti i principi o
tutte le regole pratiche siano implementate per rendere un sito o
un'applicazione Web 2.0 compliant, ma il risultato complessivo non deve essere
privo di determinate caratteristiche.
Ma quali sono questi principi? Essi si estrinsecano in sei concetti generici ma
ben definiti:
- Servizi, non software pacchettizzato: il modello di sviluppo
non deve essere orientato al software tradizionale, bensì gli sviluppatori
devono entrare in un'ottica di progettazione di un modello di servizio.
Osservare gli esempi offerti da Google è un ottimo punto di partenza.
- Il servizio si migliora automaticamente se più persone lo
utilizzano: ogni utente che utilizza il servizio lo migliora con le sue
risorse (segnalazioni, contribuiti diretti, etc..). Un valido esempio è fornito
dal differente modello che contraddistingue BitTorrent da
Akamai. Mentre Akamai deve aggiungere nuovi server alla sua
infrastruttura per migliorare i servizi offerti, un modello alla BitTorrent fa
si che ogni utente che utilizza l'applicazione sia parte vitale nel determinare
il miglioramento e l'aumentata qualità del servizio stesso.
- I servizi vanno progettati in modo da essere riutilizzabili:
ogni servizio deve essere progettato in piccole componenti interscambiabili,
assemblabili a piacimento e personalizzabili..
- Gli utenti devono essere trattati come co-sviluppatori:
attraverso la partecipazione attiva (ad esempio con la
modifica, l'adeguamento o l'aggiunta di contenuti come accade con Wikipedia) gli
utenti devono essere considerati co-sviluppatori dell'applicazione.
- I servizi non sono mai limitati alla sola piattaforma PC: i
servizi sviluppati devono essere resi fruibili a svariate tipologie d'utenza e
piattaforme (PC, smartphone, palmari, riproduttori digitali audio/video, etc..).
- Non esistono rilasci bensì continui aggiornamenti ai servizi:
al contrario di una soluzione software pacchettizzata nella quale gli
aggiornamenti vengono rilasciati su base periodica, un servizio Web 2.0
compliant deve essere mantenuto ed aggiornato su base giornaliera con l'aggiunta
graduale in produzione di nuove funzionalità.
Per concludere, l'idea che sta alla base di un servizio Web 2.0 è di immaginarlo
in uno stato di beta testing perpetuo, in cui le modifiche e i miglioramenti
effettuati vanno monitorati prima di essere lasciati definitivamente in
produzione, vagliando aspetti quali il grado di utilità ed effettivo utilizzo da
parte degli utenti. Solo quelle funzionalità che sono state adottate su base
costante vengono poi confermate come base integrante del servizio.