Giovanni Paolo II e la rete

Internet è certamente un nuovo «forum», nel senso attribuito a questo termine nell’antica Roma, ossia uno spazio pubblico dove si conducevano politica e affari, dove si adempivano i doveri religiosi, dove si svolgeva gran parte della vita sociale della città e dove la natura umana si mostrava al suo meglio e al suo peggio. Era uno spazio urbano affollato e caotico che rifletteva la cultura dominante, ma creava anche una cultura propria. Ciò vale anche per il ciberspazio, che è una nuova frontiera che si schiude all’inizio di questo millennio. Come le nuove frontiere di altre epoche, anche questa è una commistione di pericoli e promesse, non priva di quel senso di avventura che ha caratterizzato altri grandi periodi di cambiamento. Per la Chiesa il nuovo mondo del ciberspazio esorta alla grande avventura di utilizzare il suo potenziale per annunciare il messaggio evangelico. Questa sfida è l’essenza del significato che, all’inizio del millennio, rivestono la sequela di Cristo e il suo mandato «prendi il largo»: Duc in altum! (Lc 5, 4).


(...) La caratteristica essenziale di Internet consiste nel fornire un flusso quasi infinito di informazioni, molte delle quali durano solo un attimo. (...) Internet ridefinisce in modo radicale il rapporto psicologico di una persona con lo spazio e con il tempo. Attrae l’attenzione ciò che è tangibile, utile, subito disponibile. (...) Inoltre, quale «forum» in cui praticamente tutto è accettabile e quasi nulla è duraturo, Internet favorisce un modo di pensare relativistico e a volte alimenta la fuga dalla responsabilità e dall’impegno personali. In tale contesto, in che modo dobbiamo coltivare quella saggezza che non deriva dall’informazione, ma dall’intuizione, quella saggezza che comprende la differenza fra giusto ed errato e sostiene la scala di valori che deriva da tale differenza? Il fatto che mediante Internet le persone moltiplichino i loro contatti in modi finora impensabili offre meravigliose possibilità alla diffusione del Vangelo. Ma è anche vero che rapporti mediati elettronicamente non potranno mai prendere il posto del contatto umano diretto, richiesto da un’evangelizzazione autentica.
(...) Senza dubbio la rivoluzione elettronica ha in sé la promessa di grandi progressi per il mondo in via di sviluppo, ma esiste anche l’eventualità che aggravi di fatto le ineguaglianze esistenti poichè il divario dell’informazione e delle comunicazioni si fa più profondo. Come possiamo garantire che la rivoluzione dell’informazione e delle comunicazioni che ha in internet il suo motore primo, operi a favore della globalizzazione dello sviluppo umano e della solidarietà, obiettivi strettamente legati alla missione evangelizzatrice della Chiesa?


Infine, in questi tempi difficili, permettetemi di chiedere: in che modo possiamo garantire che questo meraviglioso strumento, concepito in origine nell’ambito di operazioni militari, possa ora servire la causa della pace? Può esso promuovere quella cultura di dialogo, di partecipazione, di solidarietà e di riconciliazione senza la quale la pace non può fiorire? La Chiesa crede che ciò sia possibile. Per garantirlo è determinata a entrare in questo nuovo «forum», armata del Vangelo di Cristo, il Principe della Pace.


Johannes Paulus II